Domenica mattina Milano si sveglia con la neve e con il freddo. L’idea di lasciare il letto, il calore, di prendere i mezzi per attraversare tutta la città non mi fa impazzire, ma è il primo giorno di Identità Golose e non posso mancare.
Indosso un maglione arancione acceso per riscaldare il cuore e il corpo. La sciarpa mi copre il viso, calco bene il cappello, leggo i tweet sul mio cellulare, pare che siano tutti lì, o quasi. Sorrido ed esco.
Via Gattamelata non è propriamente comoda con i mezzi, ma alla fine ci arrivo in quasi un’ora di viaggio. Incrocio un tizio che corre, con una tutina leggera, un bel fisico, lo ammiro, non tanto per la bellezza, quanto per il coraggio e l’equilibrio: io malgrado gli anfibi rischio di scivolare tre volte sul marciapiede che ormai è un’unica lastra di ghiaccio, mentre lui corre.
Mi metto in fila per l’accredito e un signore mi ferma per chiedermi lumi. Lo indirizzo al desk per i nuovi accrediti, ma non si muove, continua a parlarmi e a chiedermi cosa c’è qui. Conferenze, stand, produttori e operatori del mondo enogastronomico. Non mi sembra molto convinto, aggiungo che se non ha un accredito deve comprare il biglietto, proprio lì al desk. Mi guarda sorpreso, pagare per vedere cosa fanno? Sembra che per lui non abbia senso tutto ciò. Sorrido e mi congedo, per fortuna è arrivato il mio turno.
Mentre mi auguro di aver esaurito le stranezze per il resto della giornata salgo le scale verso l’ingresso di Identità Golose. C’è aria di festa dentro, capannelli di gente a ogni stand, famiglie, curiosi, giornalisti e tantissimi professionisti.
Durante il tragitto mi hanno raccomandato di fare delle foto ad Alessandro Borghese in cui inciampo un paio di volte, ma ci sono gli stand ed è facile lasciarsi sedurre dallo stand dei Feudi di San Gregorio e dal Taurasi riserva del 2004. Con un bicchiere di vino, che presto raddoppierà, riprendo a girovagare. Non è molto grande, in poco faccio due volte il giro completo. Giusto il tempo di finire il primo bicchiere, parlare dell’aglianico e farmi versare un altro bicchiere che accompagno da un’ottima pasta con sugo di asinello.
Sembra di essere a casa nei giorni di festa o in un paese, dove la gente ti saluta e ti chiede come stai. Tutti i produttori sono gentilissimi e prodighi di spiegazioni, certo è normale, ma non tanto perché è business, quanto perché la tavola richiama convivialità e allegria. Si deve stare bene a tavola e a Identità Golose si sta bene. Il programma delle conferenze è molto ben costruito, c’è anche la possibilità di seguire gli interventi nella sala stampa. Ci entro, ma mi sembra un po’ triste. Ho voglia di immergermi in questa festa, prenderne parte.

Qui sbrodolo in un fiume di parole: un reportage in quattro puntate! oppure puoi sempre leggere un articolo più snello su Cakemania