Nondum matura est, nolo acerbam sumere, ossia è facile disprezzare quel che non si può avere. Questo penso dall’alto del tetto delle Generali a Milano, dove ha sede il ristorante itinerante The Cube di Electrolux. In molti hanno criticato la struttura ultramoderna appollaiata tra il Duomo e la galleria Vittorio Emanuele II. Un pugno nell’occhio, dicono che stona a guardarla da giù. Il progetto, però, è temporaneo e in fondo è meno peggio della torre Velasca, che piace a molti, ma a me proprio no. E poi quando sei lassù e fai ciao-ciao con la manina ai turisti in visita alla Madonnina, la trovi bellissima, quella struttura.

Bianca, luminosa, levigata, in perfetto contrasto con il tunnel scuro che porta in alto. Milano l’otto marzo ci ha regalato una bellissima giornata di sole e Mamme Acrobate ed Electrolux: un pranzo indimenticabile.
Si comincia con champagne accompagnato da mini toast e mini hamburgher e vista mozzafiato. Ne ho già parlato, della vista sul Duomo?
Poi inizia lo spettacolo: il sipario si alza, pardon, il tavolo si abbassa dal soffitto, calando lentamente sui piedi d’appoggio, dove viene prontamente ancorato. Comincia così questo pranzo: con teste alzate ed espressioni di ammirazione. In effetti non faccio altro che stupirmi da quando sono arrivata: la salita, il terrazzo, la simpatia delle mamme blogger, lo sguardo in basso verso piazza Duomo e poi in alto verso la tavola che cala dal soffitto.
Si prende posto, si chiacchiera e ci si lascia conquistare dal menu di Bobo Cerea, chef, insieme al fratello Chicco, del ristorante di famiglia Da Vittorio. Ed è proprio con lui che, al termine del pranzo, mi fermo a parlare. Decido di spiazzarlo chiedendogli a bruciapelo del gossip che vuole i fratelli Cerea prossimi sostituti di Andrea Berton al comando del ristorante Trussardi alla Scala. Proprio in quei giorni, infatti, questi erano i rumors che circolavano in rete, prima della smentita da parte della proprietà. Mi risponde con sincerità, gentilezza e semplicità. Non lo colgo impreparato, esattamente come quando a inizio pranzo ho comunicato di essere allergica al pesce e sul momento ha creato per me un menu alternativo.

Bobo Cerea è un uomo allegro, sereno, ma soprattutto genuino.
È con estrema naturalezza che mi parla della sua famiglia e del suo lavoro, di come si compenetrano. Fin da piccoli tutti i fratelli erano chiamati a vivere in cucina, perché entrambi i genitori vi lavoravano. Così dopo scuola, più che tornare a casa si andava al ristorante dove tutti aiutavano come potevano: “Era così che funzionava, prima…” afferma, quasi a voler giustificare una realtà che è ovvia per chi ha due genitori che gestiscono un’attività così impegnativa. Ma la realtà era semplice: il ristorante è stato da sempre la loro casa, il luogo in cui erano tutti insieme.

Come ogni adolescente che si rispetti, anche lui in cucina ha combinato dei guai, finendo ben tre volte al pronto soccorso per scottature. Mi racconta di questa zuppa di pesce che gli è scivolata dalle mani, schizzandogli completamente le gambe. Un disastro, insomma, e quasi non capisco se scuote la testa ripensando alla zuppa sprecata o alle scottature. Probabilmente per entrambe, perché una cosa è certa: per Bobo il confine tra vita e lavoro è molto labile; nel lavoro ritrova il suo mondo: famiglia, passione, creatività. Non sono molte le persone così fortunate.
Quindi Bobo Cerea è un uomo allegro, sereno, genuino e fortunato.

A Cakemania offre un consiglio prezioso: che ciò che rovina un dolce è l’eccesso di zucchero. Mi parla di equilibri delicati e di come lo zucchero debba esaltare gli altri elementi del dessert e non coprirne il sapore.
Concordo e passo alla domanda successiva: quale dolce (equilibrato) realizzi per dire a una donna ti amo?  E quale invece è adatto per rompere una relazione?
Bobo racconta di sua moglie e della sua passione per il cioccolato, in tutte le sue forme. Quindi il dessert di chi vuole dimostrare il suo affetto deve prendere tutte le consistenze e le sfumature dell’amore, ossia del cioccolato. Tanti piccoli assaggi: dalla torta al gelato, mettendoci dentro sale, peperoncino e frutti vari. La seconda è una domanda difficile, me ne accorgo quando me la rigira, ma insisto: devo sapere che dolce si serve per dire: “no, non mi interessi”. Una torta ai carciofi, perché il carciofo è spinoso, duro, facilmente associabile al fastidio. Ovviamente sarei la prima ad assaggiarla, nel caso venisse mai realizzata. Il che mi rassicura su come stia andando l’intervista e mi deprime visto ciò che rappresenta. Insomma Bobo Cerea è anche molto innamorato. Devo trovare un difetto in quest’uomo, un lato oscuro, qualsiasi cosa, per questo gli chiedo se ha mai fatto uso di droghe. E no: ha passato gran parte del suo tempo in cucina e non ha mai frequentato le cosiddette cattive compagnie, però ammette di aver provato a fumare una sigaretta, ma di preferire di gran lunga la bici.
Quindi Bobo Cerea è un uomo allegro, sereno, genuino, fortunato, innamorato e sano. Insomma non ho trovato nulla che non vada in quest’uomo e ne sono contenta: è esattamente come i piatti che ho mangiato durante questa bellissima festa della donna.