Mi sono sempre considerata una persona intelligente. Sì, insomma, dotata di un cervello funzionante. Eppure, a detta di tutti, faccio sempre la scelta sbagliata e mi concentro solo su tutto ciò che è pessimo. Come i bar dello sport. Non riesco a spiegarmi il motivo, ma sono follemente attratta dai bar dello sport, dalla fauna e la flora che vi abitano. Due, in particolare, sono quelli che frequento con una certa assidiutà.
Il primo non è proprio un bar dello sport, è meglio: è una latteria/piccolo supermercato gestito da una coppia di pugliesi emigrati a Milano da chissà quanto tempo, ma che, come me, non hanno perso il loro accento. Ci sono entrata per caso una volta ed è stato amore a prima vista (udito). A un tavolino due coppie attempate, sfogliavano riviste scandalistiche commentando i gossip. Forse è stato il movimento della mano di una delle signore o l’inclinazione del giornale sul tavolino o la postura di tutti o l’accento barese, chiaro e forte a ogni parola, che ha fatto breccia nel mio cuore. Fuori c’era Milano, dentro le immagini delle estati in veranda. Come si può non amare questo bar? Ci torno, resto in incognito e ordino un caffè dando le spalle a quel mondo che ho lasciato e a quella cadenza che sa di buono, così come ciò che bevo.
Il secondo bar, invece, mi piace perché è veramente brutto. Non c’è niente di oggettivamente bello. Niente. Questa assoluta mancanza di una qualsiasi virtù e quel caffè che alla fine è anche buono, me lo rendono assai caro. Al banco ci sono ragazze e/o ragazzi con gilet gialli a righe nere. Macchiati, tutti macchiati, però in punti diversi. Le pareti sono di un celeste sbiadito, un bambino nato da parecchio, in epoca lontana e sulle mensole bicchieri in puro stile anni settanta. Ogni volta che ci vado mi concentro su qualcosa: cannucce con piume colorate, pozzo-freezer con cartoni di gelati confezionati vicino la porta, soprammobili finto-esotici. Ogni volta è una nuova scoperta e quando esco ne sento già la mancanza. Sì, è amore. A mio dispetto e a mio conforto.
E mi ritrovo a canticchiare da sola, con il cuore gonfio e il gusto del caffè sulle labbra.
Mio diletto amore tramonta il sole al ‘Tahiti Bar’
Fra le palme avvelenate dal gas,
E i turisti alla fermata del tram.
17 dicembre 2011 at 21:24
eh gia’, anonima … perche’ te l’accento non ce l’hai … ma va la’ 🙂
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18 dicembre 2011 at 12:42
Ma certo che non ho perso l’accento e nemmeno voglio perderlo! Anzi sto portando la pugliesità ovunque: in ufficio, tra gli amici, adesso pure su twitter!
Sei troppo del nord, non capisci che vuol dire “resto in incognito” per un pugliese che incontra altri pugliesi. Solitamente ci si presenta, ci si informa sul paese d’origine, si scambiano due chiacchiere. Io mi limito a ordinare un caffè.
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21 dicembre 2011 at 20:28
sei troppo del nord e’ bellissimo …
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18 dicembre 2011 at 12:59
w la sala veneziaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
uff sono incastrata nel w….
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18 dicembre 2011 at 13:05
devo dire che se non mi fossi svegliata da poco andrei a vedere cosa succede oggi: chissà che delirio per Luigi Merola in concerto!
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5 gennaio 2012 at 16:09
Come mi rivedo e rivedo i miei dintorni!! Così simpatico da ritwittare subito..
e intanto un bacio e un augurio per l’anno nuovo SMACK!!
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5 gennaio 2012 at 16:29
Grazie Emma, un bacio e tanta poesia per l’anno nuovo!
P.s. Natale che corre mi é piaciuta tanto.
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