Alla fine si può fare ben poco, se non guardare. Gomiti appoggiati, mento fra le mani e sguardo fisso su una ciotola verde. Lo facevo anche io, tempo fa, persa tra quelle mani sempre più segnate, che lottavano in una coppa bianca. Ma non faceva male. Combattere, per una volta, non faceva male. Tutto ritorna agli occhi, ed è inutile memorizzare le quantità. Puoi solo guardare e cercare di capire. E’ frustrante, lo so, e viene naturale chiedere, domandare. Vuoi quantificare. A suo tempo l’ho fatto anch’io. E la risposta è la stessa: “non lo so, devi guardare, te ne accorgerai da sola”. Che sia il fondo del pentolino o la pasta tra le mani, sorridi e consigli di restare seduta al tavolo e guardare.
Ho passato anni a osservare gesti, consistenze e quantità, prima di provare. Ho riscaldato l’acqua, aggiunto il sale (sempre e solo dopo l’assenso dell’esperta) e setacciato la farina. Non so se sia servito, guardare, eppure lo dico anche io: “stai qui, guarda come deve essere la pasta”. Deve filare, essere elastica. E’ pura manualità, non si può quantificare, nè descrivere: bisogna esperirla, non c’è scampo. Eppure…devo farlo io, tu devi guardare. Non so se serva, ma è bello mostrare gesti antichi. Forse è il narcisismo dell’esperienza che ti spinge a dimostrare di avere occhio, forse non vuoi che l’impasto venga male e vada buttato. O forse, semplicemente, vuoi essere tu a cucinare, e che gli altri restino a guardare e a giudicare.
Sono buone, ma non sono come quelle di mamma.
Ingredienti: 2/3 di farina di semola di grano duro, 1/3 di farina 00, 1 panetto di lievito di birra per 1 kg di farina, acqua e sale q.b.
23 ottobre 2012 at 15:31
Secondo me non riusciremo mai a farle buone. Neanche tra 50 anni
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23 ottobre 2012 at 15:53
Le tue erano gnucche. Ne hai fatte 4 enormi, devi ancora guardare e imparare, poi potrai provare 🙂
Ho passato anni a guardare, non scansare la gavetta!
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23 ottobre 2012 at 16:36
e quelle di rospo non saranno mai come quelle di nonna teresa… Col tempo qualcosa si sta perdendo.
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23 ottobre 2012 at 16:42
Già.
L’altro giorno, Madda ha detto che Rospo ha fatto una focaccia che non sembrava la sua, ma la mia.
Era un commento negativo, ma siamo sicuri che io non stia migliorando, arrivando all’eccellenza? 😉
Almeno, voglio leggerlo così.
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23 ottobre 2012 at 16:56
….no titti….le mie erano più buone delle tue,anemiche e schiacciate…
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23 ottobre 2012 at 17:03
hai sparso del sale sopra le pettole. Ti dico solo questo: sale sopra le pettole.
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23 ottobre 2012 at 17:13
Umberto ha sparso sale sulle pettole.le mie prime pettole son venute fuori buonine. La prox volta devo provare a farle con 330 di semola e 170 di f. 00. E mi devo ricordare di mettere più sale nell’acqua
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23 ottobre 2012 at 20:30
Vi ammiro amiche! Io non mi sognerei mai di mettere le mani in una pasta molliccia e appiccicosa…
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24 ottobre 2012 at 08:37
io la trovo molto bella come esperienza. Mi piace molto impastare, sentire tra le mani la pasta, modellarla, lavorarla 🙂
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23 ottobre 2012 at 20:32
bisogna provare……provare…..provare…. e riprovare!!!!
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24 ottobre 2012 at 08:38
vero, ma prima guardare…guardare…guardare!
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24 ottobre 2012 at 12:58
io mi offro per assaggiare
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24 ottobre 2012 at 14:57
a tuo rischio e pericolo 🙂
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