Curioso, questo penso leggendo un avviso nello spogliatoio femminile – sì, sono una donna – in cui si ricorda alle gentili clienti di non depilarsi in doccia.
Sorrido, mi cambio e via a smaltire cibo, rabbia e malumore.
Ma mentre pedalo, cammino, sgambetto, continua a tornarmi in mente. Depilarsi in palestra: chi mai può farlo? Dove? Le ascelle? Spero le ascelle. Spero fortemente che siano le ascelle. Ditemi che si tratta delle ascelle.
Pensare che comunque indosso le infradito in doccia non mi aiuta e da brava psicotica comincio a guardarmi intorno, soffermandomi solo sulle donne, come se potessi valutare il grado di depilazione di ognuna.
Alla fine il tempo passa ed è ora della doccia. Ci vado, osservo attentamente a terra, sembra pulita. Tutto il bagno è lindo, ovviamente vado in perlustrazione – con una lente di ingrandimento sembrerei Sherlock Holmes, ma non quello di Guy Ritchie (non sono così agile) e nemmeno quello di Conan Doyle (non sono così intelligente), magari quello sfigato (di certo qualcuno l’avrà creato) – e non trovo nulla di strano.
Il getto caldo cancella le mie paranoie, l’idromassaggio fa scivolare le psicosi. Chiudo gli occhi, ticchettio sulle spalle, bolle tra le mani, rivoletti che accompagnano le forme, non c’è modo migliore per rilassarsi. O forse sì.
Rinata mi avvicino al piano dei phon, ci sono solo io, ne prendo uno e comincio ad asciugarmi. I capelli. Nel mentre mi si affianca una ragazza, si mette poco dietro di me, ma dagli specchi ci vediamo benissimo.
Prende il phon e si asciuga anche lei. No, non i capelli, che lascia bagnati.
Altrove, però, è asciutta.
Forse l’avviso contro la depilazione in doccia c’è da un po’, visto che ha bisogno del phon per asciugarsi.