Vive tra di noi. Mangia come noi. Beve come noi. Parla come noi o forse no, no, non parla come noi.
L’uomo carciofo si distingue proprio per questo: i suoi discorsi sono autoreferenziali, pregni di elogi al suo ego. Perché lui ha fatto tutto. E meglio.
Tutti lo incontriamo prima o poi. A me è capitato più volte perché sono fortunata.
Non privo di acume e ironia, l’uomo carciofo ti guarda languidamente da sopra il calice di rosso, ovviamente solo Châteauneuf-du-Pape o simili, e ti parla della sua ultima esperienza s-e-n-s-a-z-i-o-n-a-l-e o di come lui, che la sa sempre lunga, ha risolto brillantemente un problema impossibile.
Necessita di molte attenzioni e di poche parole, preferisce di gran lunga ascoltare la sua di voce, che è di certo più gradevole della tua. E poi lui beve quella tal tisana che addolcisce le corde vocali e fa tanto bene alla pelle e che devi provare assolutamente. Attenzione però, l’uomo carciofo è edotto su tutto ma manca di generosità (anche di umiltà, capacità di comprendonio, socialità, simpatia, gradevolezza e altro, a suo dispetto la lista è infinita) quindi la tal tisana te la devi comprare da te. Tuttavia pretende di essere affascinante e si stupisce quando dopo l’ennesima scusa (mi dispiace ma stasera devo fare la ceretta) gli viene detto chiaramente che non si ha nulla in comune e che più che amici si è conoscenti e che va benissimo così: restare conoscenti.
L’uomo carciofo a questo punto ti guarda perplesso non riuscendo a capire perché tu, essere inferiore, disdegni la sua compagnia. Poi arriva la geniale intuizione: è proprio perché sei un essere inferiore e pelosa come un orso, date le mille serate dedicate all’epilazione.
20 Maggio 2011 at 12:14
da uno che trangugia metanolo rosso cosa ti aspetti ? anzi: te lo meriti
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20 Maggio 2011 at 12:28
alla faccia del metanolo!
Per la tua cattiveria ti auguro mille donne carciofe, quelle per cui tutti gli uomini che le rifiutano sono gay.
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20 Maggio 2011 at 12:35
pelose ?
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20 Maggio 2011 at 12:45
ma no, i peli si strappano via, sono il meno.
Le donne carciofe, poi, si curano tanto perché sono belle, loro.
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20 Maggio 2011 at 13:05
e lo sono perche’ bevono solo succo d’uva colorato ?
ps:
guarda che oggi ho una giornata libera e posso tenerti incollata qui fino a sera …
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20 Maggio 2011 at 13:14
oggi sei stranamente polemico.
Le donne carciofe, come i maschietti della loro specie, hanno una percezione del sè leggermente alterata.
ps.
ma te hai sempre giornate libere?
ps2.
qualcosa mi dice che questo non dovrebbe essere il giusto modo per utilizzare il medium, ma le avanguardie vanno incoraggiate.
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20 Maggio 2011 at 14:36
la tua fantasia e la tua immaginazione descrittiva non sono comuni.
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20 Maggio 2011 at 15:23
Mariano mi confodi. Ovviamente con qualcun’altro, uno bravo. 🙂
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20 Maggio 2011 at 19:48
Ti seguo da un po’ di tempo e non mi confondo, anzi posso aggiungere che la tua immaginazione è equilibrata ed essenziale, cioè nel senso di qualcosa che mette in evidenza particolari nascosti, ma non inventati.
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20 Maggio 2011 at 20:00
io invece ls seguo da poco e la conosco ancora meno ma su questa capacita’ di trovare particolari nascosti (o dati per assodati) sono molto d’accordo
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21 Maggio 2011 at 10:52
@Mariano: grazie per la critica. Non pensavo di essere equilibrata e nemmeno essenziale, ma forse il mio modo di scrivere è migliore del mio modo di vivere 🙂
Scherzo ovviamente 🙂
Metto in evidenza particolari nascosti? Credo che sia perché per me sono importanti i particolari, più del totale. Ci esprimiamo veramente nei particolari. Siamo noi, oltre le convenzioni sociali, solo nei particolari.
@Maurè colgo una certa nota polemica con quel “dati per assodati”, ma ti scuso: è tipica del maschietto.
E’ cosa assodata 😛
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22 Maggio 2011 at 13:08
Argomento interessante…
“Donne/Uomini Carciofo” (ai quali normalmente affibbio un’altra etichetta non riportabile in fascia protetta) probabilmente non potrebbero esistere, o meglio resistere, in totale assenza di “Donne/Uomini Asparago”.
I primi devono avere un uditorio e tanto più è alta la loro carciofità tanto più ne hanno bisogno. Quando notano di non esercitare alcun ascendente sulle persone con cui hanno a che fare, la risposta più semplice e frequente è effettivamente (come diceva Vostra Tittitudine) “Costui/costei è troppo inferiore, non può comprendere la mia grandezza e non merita la mia compagnia”, ma una simile risposta può essere usata fino ad un certo punto: qualcuno su cui fare colpo deve esserci o scivolano verso la depressione/crollo psicologico.
E qui arrivano gli asparagi, persone altrettanto insicure (si, i carciofi insicuri lo sono, e molto di solito, anche se possono ostentare sicumera, altrimenti non si spiegherebbe la necessità di sfoggiare le proprie qualità, finalizzata all’eteroriconoscimento), che restano effettivamente colpite dagli sproloqui carciofeschi e manifestano grande stima.
La cosa divertente è che spesso, alla lunga, i carciofi arrivano a dare per scontati i relativi asparagi, salvo poi andare in panico quando gli asparagi, per mille motivi (per esempio per una maggior presa di coscienza delle proprie qualità o per l’instaurazione di relazioni più “sane”), si allontanano o riducono il proprio interesse.
Ovviamente questa è una generalizzazione piuttosto superficiale, ma ho visto che spesso è applicabile.
Saluti
PS: c’è del sosttotesto qui…
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23 Maggio 2011 at 00:50
Le mie elucubrazioni sono contagiose.
O sommo gaudio, che si stia avvicinando l’avvento della mia tirannia?
Aggiungo una postilla al comportamento asparagesco:
A differenza dei carciofi, che non possono fare a meno di affascinare qualsiasi bipede, gli asparagi sono monogami: giurano fedeltà a un solo carciofo.
Ma il motivo centrale dell’infedeltà asparagesca è l’incontro di un carciofo di livello più alto.
Diciamocela tutta: gli asparagi ricercano la carciofità massima e quando mettono a confronto due carciofi si prendono quello che appare migliore (o peggiore a seconda del punto di vista).
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23 Maggio 2011 at 10:32
Cara mia, stai parlando (scrivendo) ad un Gran maestro di pippe mentali…
cmq… benché io sia convinto che la natura di fondo di ogni essere umano adulto, una volta stabilizzata, tenda a non cambiare nei suoi elementi essenziali e benché si trattasse di una generalizzazione, il ritrovamento di un carciofo più carciofoso non è l’unico motivo possibile per la disaffezione di un asparago (benché sia sicuramente il più frequente).
Se la natura di fondo non cambia nei suoi elementi fondamentali, con il tempo e le esperienze possono invece mutare i modi in cui questi tratti si manifestano, in cui il soggetto li gestisce, li affronta e li confronta con i suoi desiderata.
Probabilmente un asparago (come pure un carciofo) resterà sempre un asparago (o un carciofo), ma potrà ridurre la propria dipendenza dalla carciofina (o dall’asparagina) ed il suo livello di asparagismo (o carciofismo), almeno nelle manifestazioni.
Si tratta, lo so, di una visione abbastanza ottimistica delle cose (il che è strano per me), ma preferisco pensare (ed in fondo la mia esperienza non mi contrasta troppo in questo) ad un universo fluido dove ci sia cmq uno spazio per il mutamento.
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23 Maggio 2011 at 20:53
ma la smettete ? all’inizio mi sembrava una bella conversazione 🙂
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23 Maggio 2011 at 21:22
Ok… 😛
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24 Maggio 2011 at 00:08
@mauro: uff non mi vuoi mai bene!!
@gert: sei troppo ottimista, difficilmente la gente cambia la sua natura.
Ed è impossibile che qualcuno possa far cambiare la natura di qualcun’altro.
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24 Maggio 2011 at 11:20
@Vostra Tittitudine:
Una simile affermazione rivolta a me mi fa sorridere.
E cmq, si tratta solo di “fede” in senso lato.
Laprova? “difficilmente la gente cambia la sua natura”… l’uso degli avverbi non è casuale.
La gente cambia, come tutto il resto, l’esistenza è mutamento, anzi, per essere precisi, l’esistenza è equilibrio, equilibrio dinamico.
Non è questione di cambiamento o staticità, di acceso o spento, è solo questione di misura, di quanto cambiamo o quanto restiamo gli stessi, perchè sono vere entrambe le cose.
E’ questione di quanto per te è rilevante o sensibile l’una cosa o l’altra, è questione di quale modello interpretativo scegli, o meglio, di quale ti è più affine rispetto alla tua esperienza soggettiva.
D’altronde non esiste il modello perfetto che spiega tutto, ma solo modelli efficaci in determinati contesti, degli assoluti noi uomini non ce ne facciamo nulla perché siamo limitati (e questo è un assoluto 😉 ), anzi, negli assoluti possiamo, se vogliamo, solo aver fede.
La ragione arriva solo fino ad un certo punto, ma non per questo dobbiamo bistrattarla e confonderla con la fede.
@Mauro: Sorry
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24 Maggio 2011 at 12:47
@gert
Sono concorde sull’equilibrio dinamico, ovviamente, ma come dici è questione di misura.
Può capitare che la portata del cambiamento sia enorme, solitamente, però, questo avviene a causa di accadimenti importanti.
L’uomo ricerca la stabilità, il conforto delle certezze che si è costruito. L’indole, i valori, ciò in cui crede possono cambiare nel corso della vita ma alcuni sono morti pur di non cambiarli o perché li hanno cambiati.
Io ripeto sempre gli stessi errori. Probabilmente dovrei cambiare.
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24 Maggio 2011 at 14:09
@Titti
La rilevanza del cambiamento, ovviamente eccettuando gli eventi globali (tipo l’esplosione di una bolla speculativa o di un vulcano norvegese tipo il vatnajokul), è soggettiva e comunque il modello è molto complesso:
fino a quando si diventa adulti i propri riferimenti sono sicuramente più mutevoli, il che ha una ratio sia biologica che socio/psicologica (le distinguo solo per chiarezza), si ha ancora poca esperienza del mondo.
Successivamente, invece, gli elementi di fondo tendono a stabilizzarsi (anche in questo caso per motivi bio/socio/psico) ed è in media più difficile fronteggiare il cambiamento.
Queste sono sempre linee generali, perchè ognuno di noi ha un’attitudine al rischio ed un’adattabilità differenti.
Tornando alla soggettività nell’attribuzione di senso, in questo caso specifico al cambiamento, anche qui la questione è più complessa:
Interpretiamo tutti il mondo con strumenti che non sono solo nostri, strumenti che ci fornisce/forniscono la/le nostra/e cultura/e di riferimento, eppure ognuno di noi li fa suoi, li personalizza e li applica in modi peculiari.
Non si tratta di fare becero relativismo: dire che “tutto è relativo” è un assoluto, quello che voglio dire è che tutto è contestualmente relativo, quindi sostanzialmente può andar bene qualsiasi tipo di modello sopporti sufficientemente la prova dell’esperienza, basta ricordarsi che sarà comunque anche una questione di scelta: io posso dire che la gente cambia e posso dire di avere mille evidenze di questo fatto, tu potrai mostrarmene mille dell’affermazione opposta e viceversa.
La sostanza è che abbiamo comunque un ambito di scelta (potremmo anche parlare della “scelta”, ma mi sembrerebbe davvero eccessivo).
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24 Maggio 2011 at 15:17
Ho capito benissimo il punto di vista, ma credo che sia più proficuo parlarne via mail.
E anche più salutare: ho paura che Mauro poi si arrabbi e ci picchi tutti 🙂
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24 Maggio 2011 at 15:02
Mi stai dando del carciofo? :-))
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24 Maggio 2011 at 15:18
Una sana base di egocentrismo dovremmo averla tutti, basta non sconfinare nella carciofità!
comunque…tu l’hai detto! 😛
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24 Maggio 2011 at 15:28
Sono perfettamente d’accordo.
E’ solo che non so resistere a questo genere di provocazioni.
Chiedo venia…
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24 Maggio 2011 at 22:04
Perdonatemi, ma non riesco più a seguirvi
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24 Maggio 2011 at 23:05
Non ti preoccupare Mariano anch’io ho smesso di capirmi da più di 30 anni!
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